lunedì 2 luglio 2012

Traviata reloaded

L'altro giorno sono stata a vedere la Traviata, al Comunale di Firenze. Eh, la vecchia Violetta ha sempre il suo fascino, specie perché, considerando il periodo in cui è stata scritta la vicenda, è un personaggio direi moderno e comunque una delle prime DIP (Donne In Paranoia) della Storia. Per carità, via libera al romanticismo (al mio solito, ho pianzottato anche un po'), ma insomma, questa sta in centro a Parigi, in mezzo alle feste e ai vip, t'arriva questo babbasone di Alfredo, che l'ha vista una mezza volta un  anno prima e quella sera se la ritrova davanti (palese approccio da festa che ora è un patetico classico, ma all'epoca evidentemente era l'ultimo ritrovato del settore) e lei, dopo una brevissima crisi di coscienza, molla baracca, baroni e burattini e va a vivere con lui fuori Parigi, per ritrovarsi a tempo record in miseria con mezzi mobili su ebay.
Però loro son felici, c'è l'Ammmore e tutto passa e "dell'universo immemore io vivo quasi in ciel". 
Mmm, bene. 
Eccoti il padre di Alfredo, Giorgio, che va a parlare con Violetta. In una scena tipo "C'è posta per te" della De Filippi, il vecchio Germont racconta la storia della figlia, che si deve sposare ma che rischia di mandare a monte tutto perché lo sposo non si vuole imparentare con una bagascia (la presente Violetta, nella fattispecie), e quindi, bisogna che lei lo molli. Lei prova anche a convincerlo, gli fa presente che, avendo la tisi, non è questione di chissà quanto. Niente. No fuga, no wedding, no party. Tragedia. Lacrime. Pianti. Poi, misteriosamente, accetta. E allora ripianta tutto lì e torna a Parigi (io, che odio i traslochi, già qui mi sarei arenata), non prima di aver accolto Alfredo di ritorno da certe commissioni e avergli giurato amore eterno (una vera genialata, in una situazione simile). Dopo essersi vaporizzata, già sulla strada per la capitale, gli manda l'equivalente di un sms (lettera a mano data a un tizio che passava di là) scrivendo una roba tipo "scusa sai mi son sbagliata, lasciamoci. xxx Vio". Alfredo, come ogni uomo allora oggi e sempre, a questo punto sbrocca. Prende, va a Parigi alla festa dove è sicuro di trovare Violetta (perché la faìna ha lasciato l'invito a casa) e pianta uno di quei casini da uomo uscito da una canzone dei Pooh: comincia a fare l'acido, battutine, a un certo punto al culmine del suo genio, davanti a tutti butta dei soldi addosso a Violetta e proclama che lui "ha pagato" (mossa di una finezza degna di Briatore alla sagra del Cinghiale). Al che la nostra si sente male dalla vergogna, mentre il padre di lui, che ha assistito a tutta la scena, gli fa un cazziatone del tipo "con tutti i soldi che abbiamo speso per farti studiare, mi sei uscito un cafone del genere". Ovviamente anche gli altri invitati alla festa disapprovano, producendosi in un coro da stadio tipo "te ne vai o no te ne vai sì o no". Cambio scena. Violetta è a letto, in camera c'è solo l'immancabile Annina. Arriva il dottore che la rassicura: "Violé, stamo a guarì", poi esce e quando Annina gli chiede come va, risponde "Mah...secondo me non arriva a stasera" ALLA FACCIA! Ho capito evitiamo il trauma, ma insomma, un minimo di senso della misura. Nel frattempo, fuori dalla finestra impazza il carnevale: mentre la nostra eroina agonizza nella tristezza generale, in strada ballano l'equivalente parigino del medley "Brazil", ad alimentare il clima depressivo. 
Al che eccoti Alfredo, finalmente. Il padre, preso da rimorso, gli ha raccontato tutta la storia e ora eccolo qui a chiedere scusa a orecchie basse e sguardo obliquo, mentre il figlio si sbraccia in grandi professioni amorose. E qui diciamo che Verdi si è fatto prendere un po' la mano. Va bene tutto, va bene che Violetta è giudicata da tutti peggio di com'è, va bene essere buone, ma che lei, in punto di morte, dia a lui la sua immaginetta dicendogli che se si sposa con un'altra lei è contenta e che addirittura, se lei sarà gelosa, lo autorizza sin d'ora a buttare il ritratto, beh, mi sembra un po' troppo, caro Beppe! Nessuna donna reagirebbe mai così all'idea che il proprio uomo si rifaccia una vita, nemmeno (anzi, tanto meno!) in punto di morte. Eccoci dunque alla fine. Violetta, dopo un'apparente ripresa, spira tra le braccia di un Alfredo disperato. Fine del dramma, note finali, lacrime, applausi.
Beh, d'altronde la veridicità non è tutto, e un dramma del genere non sarebbe potuto durare tanto, nella realtà. Sì perché, nel mondo reale, la cosa si sarebbe svolta più o meno così.

Scena 1: festa. Alfredo si avvicina a Violetta, che ride civettuola verso un duca, tutta coinvolta dai festeggiamenti VIP. 
"Ciao Violetta, ti ho visto un anno fa e da allora..."
"Che macchina hai?"
"Ma io veramente..."
(voltandosi verso il Duca) "Sì, stavamo dicendo..."
Sipario. Fine. Durata totale, 5 minuti.

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