giovedì 23 maggio 2013

Smelly days

Rieccomi, ahime' non costante quanto vorrei, ma speranzosa in miglioramenti imminenti.
L'impatto con la Scozia devo dire e' stato nettamente sopra le aspettative: piove meno di quanto pensassi, il freddo e' sopportabile, i colleghi non cosi' sociopatici come si direbbe.

Pero'.

Come gia' paventato in precedenti post, il concetto di igiene quassu' rappresenta il principale ostacolo al dialogo tra i due estremi dell'Europa, che sotto questo aspetto non potrebbero essere piu' lontani. 
Lasciando da parte le infime illazioni di certi compatrioti (uno, in realta') che in questi giorni mi ha accusato di essere alquanto schizzinosa, ci sono aspetti (tipo la moquette a pelo medio-lungo in bagno, a cui con tutta la buona volonta' non riesco ad arrendermi) che sono indicativi, secondo me, del livello culturale raggiunto (o meno) da un popolo. Seguono a ruota l'assenza di tovaglie (anche di carta) in quasi tutti i posti in cui si mangia, orripilanti promiscuita' di spugne e lavastoviglie nel cucinotto dell'ufficio, ma soprattutto un ambiente olfattivo alquanto esotico.

Vorrei soffermarmi su quest'ultimo aspetto, un po' perche' l'odorato e' il senso che forse ho piu' sviluppato (o forse l'ultimo che mi e' rimasto intatto), un po' perche' rappresenta il vero, piu' evidente e massivo marchio di differenza con l'Italia.
Dimentichiamoci le scie dei principali profumi di grido che potevamo intercettare in ufficio o in treno. Abbandoniamo quel soave olezzo da luogo di ritrovo serale, quando tutti o quasi sono passati da casa per una doccetta veloce.
Qui chiunque emana almeno un lieve tanfo di umidita', che si aggrava quando piove, generando il nauseabondo effetto canide.
Lunedi', per dire, c'e' stata l'esercitazione anti incendio, quindi l'edificio e' stato evacuato, passando tutti insieme dalle scale. Al rientro, sembrava che vi fosse stato transumato un gregge misto pecore e capre.

Persino il mio giovane e simpatico collega, qui davanti, pur sedendo a circa 2 metri da me non mi risparmia zaffate tali da far pensare che tra sei mesi potrei avere i capelli rossi come Holly Hobbie.

Ma siamo davvero noi i fissati con la pulizia e l'improfumamento? E' cosi' terribile pensare di mantenere sotto controllo cio' che di noi risulta sgradevole? Viviamo nell'era dello spontaneismo, il cui mantra e' "fai quello che ti senti", spostando dalla testa alla pancia il centro delle decisioni, raramente passando dal cuore.

Ma e' cosi' indubitabilmente giusto lasciarsi andare alla manifestazione di tutti gli aspetti (anche negativi) di noi, senza curarsi dell'effetto che questo avra' sugli altri e la loro liberta'?

Io, per non sbagliare, nel frattempo credo che usero' i tappi per le orecchie in modo creativo.