mercoledì 22 agosto 2012

Caldo imperiale

Non so a voi, ma a me ultimamente fa parecchio caldo. Dice che è l'anno peggiore dal 2003. Infatti mi ricordo che anche nel 2003 mi faceva parecchio caldo. In particolare mi rammento di certe stremanti trasferte in giornata a Milano (cosa si fa, all'inizio di una storia d'amore...) in cui i miei tacchi lasciavano inquietanti impronte nell'asfalto di corso Buenos Aires. 

La cosa peggiore del caldo, però (a parte l'effetto carta moschicida sulla pelle e il microclima che si crea su tutti i mezzi pubblici), sono i discorsi sull'afa. Uno accende la tv e sente medici che consigliano di mangiare frutta e verdura e bere molto, smontando la naturale tendenza a farsi lo stinco di maiale alla birra per il pranzo di ferragosto. I metereologi, invece, ci danno indispensabili indicazioni tipo "attenzione, mezzogiorno è l'ora in cui le temperature risulteranno più elevate", gettandoci in una sbigottita gratitudine.

L'elemento pittoresco di questa ondata di caldo, invece, è data dai nomi dei vari anticicloni che i frustrati inquilini ferragostani delle redazioni ci propinano a più non posso: Minosse, Nerone, Caligola, Caronte, Lucifero...ora, io non vorrei fare sempre la solita, ma dico, ho capito che è caldo, ma siamo anche in agosto. E normalmente, in agosto fa caldo, parecchio, più che nel resto dell'anno. E francamente, mentre la sera boccheggio sul divano come una carpa appena pescata, l'ultima cosa che mi serve è vedere un tizio in divisa che mi dice "ti fa caldo ora? E non è ancora nulla! tra due giorni arriva Lucifero e sono volatili per diabetici!", scatenandomi l'immediato impulso di prendere a testate il muro portante di casa mia.

Il problema, semmai, è che ormai si deve spettacolarizzare tutto, fare un caso di qualsiasi fenomeno che anche vagamente si scosti dal normale (anche se ogni estate ormai stiamo intorno ai 40 gradi, quindi mi chiedo come mai ogni anno sia la più calda dai tempi di Garibaldi). Tanto per metterci un po' di qualunquismo, si potrebbe dire che queste storie montate ad arte servono a seppellire i fatti che sarebbe troppo scomodo raccontare (tipo qualcuno sa che fine abbiano fatto i Marò in India o a che punto siamo con Rossella Urru?) e che magari qualcuno ha perso di vista la cronaca a favore della versione romanzata della realtà.
E allora penso al grande Achille Campanile, che diceva "Un tempo il giornalismo toglieva uomini alle lettere; oggi – il che è più grave – ne dà".

Nessun commento:

Posta un commento