Oggi ci tocca un argomento spinoso, cioè rapporti umani e tecnologia. Ormai, oltre ai siti "per incontri" (che non so a voi, ma a me mettono ansia, me li immagino pieni di maniaci), esistono varie alternative all'imbrocco live, tutte ampiamente utilizzate da entrambi i sessi. Io mi iscrissi a Facebook nel 2007, spinta da un allora fidanzato super tecnologico. Passata una fase iniziale di pressoché totale ignoranza, mi scatenai nella concessione e l'aggiunta di amicizie: mi sembrava fantastico poter finalmente seguire e aggiornare i miei amici lontani avendo un contatto mail sempre valido (che palle quando cambiate indirizzo, a proposito!), e condividere le foto senza scambiarsi messaggi da decine di mega. Non ricordo esattamente il momento in cui tutto ciò si è trasformato in ciò che è adesso, ovvero una giungla telematica che ricorda molto da vicino il bancone della carne al supermercato. Immagino schiere virtuali di maschi con carrello che passano davanti alle file di ragazze con tanto di etichetta: bionda, magra, single; formosa, mora, intellettuale...e via così, aspettando quella che meglio si confà alla voglia del momento. A seconda della foto di profilo che metto (e non ne metto mai di provocanti), noto che aumentano le richieste di amicizia da perfetti sconosciuti, a cui scatta il mio messaggio "Ci conosciamo?" (tante volte avessi rimosso). Il migliore è stato quello che mi ha risposto "No, non penso, ma nulla ci impedisce di farlo........." (sì, con tutti questi lascivi puntini di sospensione).
Altra fattispecie è quello che in chat è un leone, un incrocio tra Robert Redford e Franco Califano, e poi dal vivo resta lì, muto e dimesso, paralizzato dall'imbarazzo. Magari sarebbe utile rifletterci un po' prima, attivare quella specie di spugna che ti separa le orecchie e pensare che, se mi racconti vita morte e miracoli e ti lanci in mille sottintesi, poi, quando mi incontri, ti senti già un po' sputtanato davanti a una che non conosci.
Sì, perché, sfatiamo un mito: le persone NON le conosci in chat, per varie ragioni, una su tutte il fatto che siamo anche corpi, non pure essenze intellettive, e un corpo è fatto di forme, colori, movenze, odori.
E se è vero che solo il 7% di quello che diciamo passa dal contenuto, ha davvero senso comunicare in questo modo, cercare di costruire ponti che poi alla fine sono fatti di carta? Non so quanti litri di lacrime io abbia asciugato (un bicchierino anche mie, temo) a causa di "mi sembrava...e invece" legati alla rete, forse perché in fondo ci spaventa accettare che una parte significativa della riuscita di una relazione passi da un'intesa a pelle, incontrollabile e incoercibile, e che in effetti la versione splendida ed epurata (ma plasticosa) di noi e degli altri che abita la rete in realtà non esiste, ma è sicuramente meno interessante di quella piena di difetti e goffaggini che vive nel mondo reale.
Io, per dirne una, in foto vengo praticamente sempre male, e non tolgo mai i tag.Sono uno dei rarissimi casi in cui, se mi incontraste fuori facebook, probabilmente pensereste "beh, pensavo peggio!".
Nel caso, ecco, abbiate il garbo di non dirmelo.
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