C'è una domanda che quasi sempre trasforma una situazione domestica tranquilla in una specie di Pearl Harbor.
Lui e lei sul divano.
Lei si volta e chiede "A cosa stai pensando?".
Lui risponde "a niente".
"Non è possibile pensare a niente" replica lei.
E da lì parte la tragedia.
Ora.
L'intenzione di questo post è mediare tra le parti, quindi mi rivolgerò separatamente alle due categorie coinvolte.
Donne: l'uomo è diverso da voi. Lui riesce a non pensare, a volte. So che è difficile capirlo, io stessa accetto questa realtà solo per fiducia nei carissimi amici che me l'hanno rivelata, ma credeteci, quando lui dice "niente", è NIENTE! Nada, nix, zero, null. Vuoto pneumatico. Elettroencefalogramma piatto. Vanno in stand by come il laptop quando lo chiudi senza spegnerlo. Son fatti così.
Uomini: la donna è diversa da voi. Lei NON riesce a non pensare. Lei pensa SEMPRE a qualcosa. Alla spesa, al lavoro, alle amicizie, alle cose da fare, le persone da chiamare, a se stessa, alle proprie emozioni o all'interpretazione delle vostre, alla situazione geopolitica mondiale, alle balene in via d'estinzione, agli orari di apertura dell'outlet, al bollettino per la mensa dei bambini, al piumone da ritirare in tintoria e via dicendo. Ciò significa che "niente" non è una risposta che ella può concepire alla domanda in questione.
Quindi? Io avrei una proposta.
La prossima volta che lei, voltandosi, vi chiederà angelica "a cosa stai pensando?" voi rispondete semplicemente "a te".
Semplice.
Veloce.
Chirurgico.
Con ogni probabilità lei sorriderà, e, in silenzio, ricomincerà a pensare.
A voi.
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